Sono trascorsi due mesi dal primo decreto, in cui la mia città, il mio paese ed il mondo intero si è trovato costretto ad abbandonare la sua corsa cedendo il passo ad un più grande e virulento concorrente soprannominato Covid19.
Dai primi di marzo ad oggi, tutti, anche i più scettici, han dovuto fare i conti con quanto stava cambiando velocemente le nostre abitudini, i nostri rapporti interpersonali e le nostre famiglie.
Un improvviso lockdown, anche affettivo, fatto di ricordi, di tempi ormai andati e appena trascorsi che nemmeno mia figlia Clelia ritornerà a rivivere.
Dalla spensieratezza dei suoi 6 anni, si gode il suo tempo libero in casa, lontana da tutte le sue attività scolastiche ed extrascolastiche, drasticamente ridottesi ad un paio di ore al giorno, tra compiti e qualche sporadica videolezione.
Per le prime due settimane, mi sono unito alla stragrande maggioranza dei buoni propositi nazionali, nel vivere questo standby nazionale nel migliore dei modi, ovvero in famiglia, dalle innumerevoli attività ludico-ricreative con mia figlia, alla supervisione dei suoi obblighi scolastici durante le ore cruciali dello smart working della madre, seppur confinata in camera da letto, ma sempre vigile.
A tutto questo alternavo il bisogno di capire quanto stava accadendo, dalle precauzioni da adottare anche solo per uscire a fare la spesa, ai chiarimenti personali sulle sempre più remote possibilità di riprendere in mano la vita di prima, passando per un tam tam di notizie poco attendibili e tendenziose da farmi perdere il controllo, con la rassegnazione totale di un sistema inadeguato nel gestire una simile emergenza.
Dal mio primo isolamento in casa mentre collaudavo qualche giocattolo indispensabile alla sopravvivenza da remoto e prevalentemente in cuffia nasce questo loop che lascia ben intendere il mio stato d'animo
Dopodiché l'incessante esigenza di isolarmi ancora di più dal mondo, dagli eventi che lo stavano travolgendo, e di rifugiarmi nella mia unica e vera grande distrazione di sempre, la musica. La stessa he molti hanno osannato dai balconi, scimmiottando ed ostentando la cruda realtà con "repertori non meglio definiti", a colpi di #andràtuttobene.
Sempre più tutorial, didattiche a distanza e servizi streaming on line mi venivano offerti dappertutto in rete, gratuite o al minor prezzo garantito, pur di trattenerti a casa, così mi sono fiondato a capofitto in delle ottime lezioni streaming, live seminar e skype lesson one to one di mio interesse; tra tutte, degne di note sono state quelle di Rufus Philpot e Janek Gwizdala, le uniche che mi han tenuto inchiodato al pc catturando innumerevoli spunti di interesse e propensione allo studio.
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